
Cade la prima neve e giunge il momento di riporre gli scarponcini ed indossare le ciaspole, così da muoversi con facilità sul manto nevoso senza sprofondare, godendo appieno dei suggestivi panorami invernali.
Io mi sono avvicinata a questa attività circa dieci anni fa, quando ero in attesa del mio primo bimbo, quale alternativa dolce allo sci di fondo che ero solita praticare. Fu una piacevole scoperta, perché camminare con lentezza tra i boschi e le radure innevate, nel silenzio ovattato tipico dell’inverno, mi fece entrare più in sintonia con me stessa, e realizzai che proprio la lentezza mi concedeva il lusso di acuire i miei sensi e di essere più ricettiva agli stimoli positivi che l’ambiente mi trasmetteva, riuscendo anche a condividerli con la creatura che trasportavo dentro me. Da quel momento non ho più smesso, e passeggiare con le ciaspole è diventata la mia attività invernale preferita.
Il camminare in questo modo mi piace proprio perché è un camminare lento e meditativo, disintossicante, che si pratica il più possibile lontano dai luoghi turistici. Quando raggiungo valli innevate in cui non c’è traccia umana, non ci sono impronte sulla neve se non quelle degli animali, scatta la magia. Posso respirare a pieni polmoni, consapevole del mio respiro, piena di gioia per essere proprio lì ed in quel momento, affascinata dai cristalli di neve che riflettono la luce come tanti piccoli diamanti. Il silenzio, poi, è assordante, mi entra dentro e in mezzo alla sua vastità riesco a sentire il battito del mio cuore, il mio respiro, il sommesso e cadenzato scricchiolio dei miei passi sulla coltre bianca. Riesco a cogliere i piccoli tonfi che la neve fa cadendo da qualche ramo, o il melodico ticchettio delle gocce che perforano il manto cadendo dagli aghi di pino nelle zone esposte al sole.
Sotto la neve la natura si riappropria di tutto, e luoghi consueti e ben conosciuti, grazie ad una nevicata diventano luoghi nuovi. Il bianco estende l’orizzonte e si fonde con il cielo pallido delle tipiche giornate invernali, donandoci differenti ed inusuali prospettive. Quando gli alberi sono carichi di neve ed il vento crea fra i rami giochi ed effetti di luce, tutto appare immobile e surreale. Le meire diroccate che a manciate si incontrano passeggiando, che ci ricordano il nostro passato di contadini, o i piccoli paesini con l’immancabile campanile, con i loro tetti in pietra rivestiti da uno spesso strato bianco, appaiono come gli elementi di un fiabesco presepe costruito in tempi ormai remoti. E poi le montagne, imponenti e severe nella loro divisa bianca. E fra tutte lui, il Re di Pietra, la montagna che più amo e che mai mi stanco di ammirare da tutti i suoi versanti. Sfilare lentamente accanto a questi baluardi rocciosi, su ampie distese nevose sporcate dalle nostre ombre scure che proiettano il nostro incedere nel bianco, ci dà modo di riflettere sul rapporto tra il camminatore e la natura, sulla nostra sicurezza e sulla nostra precarietà, piccoli uomini di fronte a una natura più grande di noi, che crediamo di poter controllare.
Il fascino della ciaspolata non svanisce al calare del sole. Di notte, sotto la sola luce della luna piena, la neve acquista un biancore lattiginoso quasi fosforescente, e l’atmosfera diventa piacevolmente spettrale. L’equilibrio fra il bianco del suolo ed il nero del cielo è rotto soltanto dalla lenta sinuosità della fila di ciaspolatori che illumina la via con le lampade frontali, tanti piccoli puntini luminosi che brillano nell’oscurità come un ordinato sciame di lucciole fuori stagione. Pian piano gli occhi si abituano al buio ed iniziano a cogliere dettagli tutt’intorno: i profili delle montagne, neri su sfondo nero ma luminescenti nella loro livrea bianca; i giacigli dei caprioli sotto alcuni alberi del bosco; le bacche superstiti di rosa canina…
La lentezza nel passeggiare, e nel farlo con le nostre sole forze, sia con le ciaspole in inverno, che con gli scarponi durante il resto dell’anno, è un atto a suo modo rivoluzionario perché recupera ritmi più umani, più vicini alla naturalità dell’uomo. E’ una ribellione alla tecnologia e al consumismo, è una visione del mondo ai ritmi lenti dei propri passi, siano essi compiuti su un sentiero, una pietraia o sulla coltre di neve. In questo senso il camminare ed il ciaspolare sono gesti di decrescita volontaria, in quanto è evidente il contrasto tra l’uomo che cammina e il “progresso” che devasta la natura.
Dal punto di vista ambientale la ciaspolata è a impatto quasi zero, a differenza di altre attività invernali che richiedono impianti di risalita e neve artificiale che sfrutta le acque e le inquina. Sotto un profilo più personale, poi, a mio avviso non ha prezzo il potersi muovere nella quiete di un bosco o di un pianoro e non in luoghi affollati, dove bisogna lottare per il parcheggio, fare la fila alle casse, la fila agli impianti, ed essere immersi nostro malgrado in mezzo ad urla e confusione.
Sono felice di estraniarmi dalla folla chiassosa nel mio tempo libero, perché ogni secondo è oro e non va sprecato. Mi piace la fatica sana del muovermi sulla neve con le ciaspole, arricchendomi del silenzio e della splendida natura che mi circonda, e invito di cuore chi non l’ha ancora fatto a provare la bellezza che una camminata di questo tipo può offrire, sottolineando che le racchette da neve sono democratiche, in quanto nella loro semplicità sono accessibili a tutti, e la tecnica per utilizzarle è molto intuitiva, tanto che dopo poche ore ci si muove già con dimestichezza. E poi la stagione è appena cominciata…
Complimenti Elena per il tuo articolo davvero ben scritto. Condivido in pieno ogni tua parola. Quando ho voglia di “normalità” andare in montagna, anche durante la stagione invernale, è la ricetta per trovarla.
Non importa come sia andata la settimana o quali pensieri mi riempiano la testa, in quelle ore passate in mezzo al silenzio della natura va tutto bene e quando torno, sono sempre sorridente.