E noi cosa possiamo fare per ricambiare il bosco di tutto ciò che ci offre? Un’amicizia a senso unico, è un rapporto destinato a spezzarsi e soprattutto non si può definire come tale.
Il primo passo per ripagare il bosco di tutto ciò che fa per noi, sarebbe quello di attuare politiche di selvicoltura sostenibile, ovvero gestire i boschi e le foreste secondo modalità in grado mantenere la produttività, il benessere, la biodiversità e la capacità di rigenerazione del sistema.
Un bosco in salute è un bosco curato, in cui l’uomo interviene per mantenerlo in buona salute e gestire le problematiche, ma è anche un bosco in cui vi sono zone dove volutamente l’uomo non interviene e lascia che sia la natura a fare da padrona. Un bosco sostenibile è anche un bosco misto in cui sono presenti diverse e variegate specie vegetali. I boschi puri composti interamente dalla stessa specie, sono destinati a scomparire non appena si verificherà un attacco esterno che inevitabilmente decimerà l’intera popolazione. La tempesta “Vaia” che si è abbattuta sul Trivento il 29 ottobre 2018, ha portato alla distruzione di 41.000 ettari di boschi puri di abete rosso, i quali per natura hanno radici superficiali che li rendono particolarmente soggetti a schianto in caso di forte vento. La presenza di bosco misto, in cui all’abete rosso si alternano a larici o abeti bianchi, avrebbe aiutato a ridurre la quantità di alberi distrutti.
Nonostante le calamità naturali, gli incendi, le glaciazioni e gli uragani, gli alberi sono sopravvissuti e hanno elaborato strategie di adattamento che gli hanno permesso di arrivare fino ad oggi e superare ogni tipo di evento climatico disastroso. Gli alberi hanno percorso un cammino sulla Terra molto più lungo del nostro. Sono sempre riusciti a riconquistare il loro spazio verde e ricominciare con più forza e tenacia.
Gli alberi hanno imparato che nel lungo periodo, ciò che più ripaga è il gioco di squadra piuttosto che gli individualismi. Gli alberi riescono ad essere ancora presenti sulla Terra perché cooperano sinergicamente dividendosi i compiti. Hanno capito che non esisterà mai un albero in grado di svolgere bene tutti i compiti, perciò per la sopravvivenza è più redditizio creare un fronte comune in cui ciascuno ha la propria specializzazione che può essere messa al servizio degli altri. Gli ontani verdi sono eccellenti contorsionisti dotati di elasticità incredibile che gli permette di piegarsi sotto il peso delle valanghe senza essere trascinati a valle; le querce sono invece abili a dare vita ad un tronco forte e robusto come una corazza; i salici crescono nelle vicinanze dei greti fluviali aggrappandosi alla terra per evitare che questa venga trascinata via dalla corrente; gli abeti bianchi grazie al loro apparato radicale profondo e alla presenza di aghi anche in inverno, sono ideali per frenare le valanghe in modo naturale. Ci sono poi gli alberi pionieri, come le betulle, gli aceri, i frassini, e sono coloro che si prendono l’onere di trasformare il terreno da inospitale e infecondo, a ricco di nutrimenti e adatto ad ospitare le generazioni future più esigenti.
Quello che gli alberi ci insegnano ogni giorno è che la diversità, l’altruismo e la libera potenzialità sono gli ingredienti migliori per la sopravvivenza di un sistema composto da soggetti in relazione tra di loro. Gli alberi lasciano aperta la possibilità a ciascuno di ricoprire il ruolo ecologico che vuole, supportandosi reciprocamente quando è necessario. Per riprendere gli esempi di prima, l’ontano si prende l’incarico di ridurre la forza delle valanghe che potrebbero investire le piante più fragili ad una quota inferiore; le querce con i loro alti fusti proteggono gli alberi più piccoli; gli abeti bianchi, grazie alle loro radici profonde, si impegnano a tenere ben saldi i pendii ripidi delle montagne.
Il bosco è fatto di alberi dove ognuno ha la possibilità di svolgere liberamente ciò per cui è nato, mettendolo al servizio della collettività. Ogni singolo albero, da solo, avrebbe vita breve. L’unione invece permette di garantire la prosperità e la longevità di tutti.
La prossima volta che cammineremo in un bosco, guardiamo gli alberi con questa nuova prospettiva. Camminiamo di fianco a loro e assaporiamo quanta saggezza potremmo carpire dal loro silenzio. Ma soprattutto non dimentichiamo quanto hanno fatto e quanto continuano a fare per noi, perciò ricordiamoci di essere buoni amici con loro.
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