La sveglia la mattina presto per la maggior parte di noi è il primo suono che in maniera invadente si introduce nel nostro corpo del tutto involontariamente.. a questo tormento, che si nobilita solo in particolari giorni e per interessanti motivi, si stratificano durante la nostra giornata una miriade di altri “rumori molesti”. Per chi abita in più o meno grandi centri abitati al primo passo fuori dall’androne di casa si viene salutati dagli stridori del traffico e nulla vi salva se non il rifugiarsi accanito in un mondo di altrettanti suoni, più o meno molesti, infilando cuffie o auricolari. Le suonerie dei social sono forse le ultime arrivate nel variegato pianeta sonoro, sono forse le più subdole e invadenti, al loro richiamo si balza sull’attenti e ci si precipita alla lettura: l’ultimo messaggio è quello che proprio aspettavamo. E così via tutta la giornata si compone di suoni, è una continua partitura di bassi e acuti, che volenti o nolenti ci assale quotidianamente. Ma cosa si può fare “contro il logorio rumoroso della vita moderna” di calindriana memoria? Molte persone raccontano che appena raggiungono un bosco, un prato, un angolo di poesia immerso nella natura, immediatamente hanno la sensazione di star meglio.
Come non confermare tale fenomeno, non si tratta di un viaggio nel silenzio, bensì di un ritorno a suoni più congeniali al nostro spirito poetico, rattrappito nei giorni frenetici del lavoro. Uccellini saltellanti, fiumi e torrenti, frusciare del vento, ecco che l’ambiente ci fornisce materiale uditivo decisamente riequilibrante. L’effetto rigenerante della nostra svolta campestre si arricchisce di temi più ci si inoltra in una natura selvaggia, dove la distanza con il contingente produttivo della città dei rumori, si manifesta sempre più nitido. La montagna in questo distanziarsi è per antonomasia il luogo della rigenerazione, e senza scomodare gli asceti, veri e propri atleti del distanziarsi, è il terreno nel quale la percezione della pienezza dell’assenza è concreto, afferrabile. Quanto il camminare, il lento incedere sui sentieri, meglio se sassosi e sconnessi, ci fornisca gli elementi, spesso inconsapevoli, per una coscienza e conoscenza del nostro essere. Dunque il vario silenzio ci racconta di noi, viandanti e passeggeri sul pianeta, ci rilassa e riporta indietro negli anni della giovinezza, della spensieratezza; un gioco nel bosco
per riprendere a volare.. In questo nostro viaggio nella musica della natura incontreremo tante altre poetiche visioni; i colori e gli odori saranno spesso nostri stimolanti compagni di cammino e ci suggeriranno altre divagazioni.
Naturalmente l’importante è spegnere per tempo tutti gli apparati tecnologici al nostro seguito, consentita solo una macchina fotografica per gli appassionati del genere, così da non guastare questa piccola oasi di serenità conquistata.
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