A partire dalla primavera, oltre alla bellezza incantevole delle fioriture e alla energetica carica di ossigeno sprigionata dal ritorno della vegetazione, nei nostri cammini possiamo incontrare meno gradite presenze, ma sempre legittime, quelle delle zecche. La zecca è presente in molte aree del nostro territorio, dalla pianura alla collina e più raramente vive sopra i 1200 metri di quota. Questo piccolo parassita, dalle dimensioni variabili dai pochi millimetri a pochi centimetri, predilige gli ambienti umidi ed ombreggiati con vegetazione bassa, i boschi e i prati con erba incolta, ma soprattutto aree frequentate dalle sue prede; animali selvatici (cervi, caprioli, scoiattoli), animali da allevamento al pascolo e naturalmente dall’uomo. Ma come fa un essere di pochi millimetri a scalare il corpo di un uomo? La zecche non sono acrobati, non hanno super poteri e così, per naturale spirito di sopravvivenza, si appostano pazientemente all’estremità delle piante, sui fili d’erba in attesa del passaggio della sua preda, riconoscendone l’avvicinamento dall’emissione di carbonica e dal calore del corpo. Nel caso che questo contatto avvenga è importante riuscire ad accorgersene il prima possibile, normalmente non si crea trasmissione di malattie infettive (vedi Malattia di Lyme) se vengono tolte nelle 24 ore. Per togliere la zecca non è necessario, ne utile, cospargerla di liquidi o altre sostanze come olio, creme, alcool, ma va rimossa correttamente con un paio di pinzette (ottime le pinzette a punta sottile da francobollo, mentre quelle a punta piatta possono schiacciare la zecca per cui vanno usate con cautela), afferrandola il più vicino possibile alla pelle, non prendiamola per il corpo, e tirandola verso l’alto con una leggera rotazione. Se togliendo il parassita rimane nella pelle il rostro (l’organo utile alla zecca per pungere e attaccarsi alla preda), nell’area della puntura si possono verificare casi di arrossamento, gonfiore e prurito, analoga a quella causata da corpi estranei, come una scheggia di legno, disinfettiamo come di prassi. Teniamo sotto controllo l’area della puntura della zecca per 30-40 giorni e solo in caso di comparsa di una chiazza rossastra o un anello che si allarga progressivamente o se si presentano febbre, malessere generale o ingrossamento delle ghiandole vicino alla zona, allora sarà il caso di rivolgersi al proprio medico di famiglia per iniziare la terapia opportuna utile ad evitare le complicazioni.
Come sempre il miglior modo per difendersi da qualche accidente è tentare di prevenirlo e così a seguire alcune indicazioni utili per evitare il contatto con le zecche:
- Durante la nostra escursione in ambienti e periodi di diffusione è bene vestirsi adeguatamente limitando le zone esposte del corpo. Meglio indossare abiti chiari, su cui è più facile vedere camminare le zecche.
- Utilizzare prodotti repellenti per la pelle e sugli abiti, consigliamo quelli naturali come l’olio di Neem.
- Evitiamo, se possibile, di camminare fuori tracciato in zone dove l’erba è più alta, o di sdraiarsi direttamente sull’erba.
- Tornati a casa è importante è utile ispezionare accuratamente tutto il corpo e anche i vestiti; anche se piccole le zecche si vedono a occhio nudo.
- Anche i nostri amici a quattro zampe sono soggetti interessanti per le zecche e quindi buona abitudine controllare cani e gatti regolarmente e utilizzare i prodotti repellenti più efficaci.
Quindi nessun allarmismo, la zecca non è un pericolo così minaccioso, ma solo attenzione e prevenzione, non rinunciamo alle nostre escursioni nella natura in buona compagnia, via …. camminare, camminare, camminare.
Maggiori informazioni sul sito a cura dell’Istituto superiore di sanità, leggi qui.
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