Un virus misterioso ha colpito l’umanità…
Pare non si tratti questa volta di una delle terribili malattie infettive come l’Ebola, misteriosa e mortalmente agghiacciante, ne di una pandemia tipo quella del “pollo al babi”.
Attualmente non si sa ancora come chiamarla, ma si conoscono molto bene i veicoli della sua diffusione.
Potremmo definirla egocentrismo antropico, ma questo è molto riduttivo; sicuramente siamo di fronte ad un vero salto antropologico, dall’uomo sapiens all’uomo “insapiens”.
Se nel corso dei millenni (pochi a dir la verità se rapportati alla vita della Terra) l’uomo è lentamente progredito nell’utilizzo della tecnologia arrivando nello scorso secolo alla quasi autodistruzione attraverso l’utilizzo di potentissime armi di distruzione di massa, nell’alba del nuovo millennio politiche, che definiremo puramente e tristemente commerciali, e salti tecnologici hanno contribuito alla diffusione capillare del virus letale.
La tecnosocietà multimediale confusionale e asociale che si sta edificando, al posto delle usurate democrazie dei diritti, sulla pelle di miliardi di persone spesso ignare che, contribuendo al ritmo di consumo di 20 cellulari al secondo (fate pure i calcoli all’anno), si stanno infettando di virtualità congenita.
Giovani pargoli ancora in fasce twittano affascinati da luci e colori sgargianti, pokemonici idoli si ergono nel super mercato dell’ultima moda, una grande fiera dell’intrattenimento tecnologico sta innovando e raffinando la vetusta dominazione delle menti del “pane e circensi”. Smarriti si naviga a vista, qualcuno dei più sensibili con la sensazione di avere perso il senso e il fine del nostro piccolo mondo, d’averlo trasformato nel volgere di un mattino in un grande mondo appollaiato in un piccolo pianeta, ecco questa è la nostra malattia, avere perso il senso e il ruolo che ogni uomo deve avere nella società, avere perso il senso di società, la connessione con gli altri prima che con la rete. L’uomo infine ridotto a inutile scarto di produzione, dove l’inutilità ci si appiccica addosso, la non adeguatezza alla frenesia dei mezzi, il mezzo come fine o come controllo?
Una malattia contagiosissima che viene reclamata, ignaramente ma giustamente, da chi si sente escluso dalla festa. Ma la festa assomiglia sempre più a quella che l’orchestrina suonava sul Titanic prima e durante il disastro.
Il pianeta soffre la nostra malattia, dicono abbia la febbre e noi da bravi e dissennati medici lo curiamo con repentini passaggi di aria condizionata e caldo afoso; una cura certa dunque.
Chi di queste cose se ne intende, pare pochi e inascoltati scienziati, recitano la litania delle soglie di rispetto da non oltrepassare per conservarci il pianeta entro limiti accettabili di sopravvivenza; alla concentrazione di CO2 in atmosfera, all’acidificazione degli oceani, alla perdita di biodiversità e via di seguito, ma nulla, tutto procede come da copione, musica maestro.
Insomma la nostra insipienza o “insapienza” manifesta sarà il nome dell’era storica che altre più evolute e intelligenti specie ricorderanno come la fine dell’inizio della civiltà di Atlante, il gigante che si ribella all’Olimpo.
La tecnologia ci ha dunque preso la mano ma quando i mari saliranno di vari metri entro il 2100 serviranno delle braccia robuste per nuotare a meno che qualche grullo non pensi di utilizzare una app.
E non ci racconti qualche ancor peggio truffatore che basterà un muro a fermare le migrazioni bibliche che ci attendono… Rendere il pianeta più stabile e sicuro è il nostro compito quotidiano, questo è il nostro obiettivo.
ps: il virus misterioso dell’Ebola pare si sia diffuso come conseguenza delle abitudini alimentari delle popolazioni di alcuni paesi dell’Africa spinte a mangiare scimmie al posto del pesce dell’Atlantico razziato dai pescherecci d’alto mare che hanno depredato intere zone dell’oceano. Un esempio di come l’economia dissennata innesca processi potenzialmente autodistruttivi dell’umanità.
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