Quest’anno c’è un gran fermento intorno alle etichette e all’etichettatura degli alimenti (ma non solo quelli), entra finalmente a pieno regime il regolamento UE 1169/11 con una quantità di novità rispetto alla chiarezza di queste benedette pezzuole che foderano le merci. Dovendo mettere mano anche io alle mie ho iniziato a chiedermi se ne valesse la pena, con nell’angolo del cervello il pensiero qualunquista (ma un po’ vero) che tanto nessuno le legge, mapperchè devo sbavare dietro l’1,2 mm di altezza minima del carattere che non si filerà nessuno eccheccappero……..
Nei giorni di furore contro il legislatore di Bruxelles capito a cena a casa di amici e a fine pasto la nostra ospite esordisce :”ho una vaschetta di gelato nel freezer, la volete?”.
Marca sconosciuta, la mia signora, celiaca è costretta all’ennesima lettura dell’etichetta a caccia dell’allergene maledetto. Cosa strana ha dimenticato gli occhiali, cosi io che li ho inizio a leggere, e un po’ allegro come sono in quel momento invece di una sobria lettura declamo come un araldo medievale a cavallo sulla piazza la lista degli ingredienti.
Così, per gioco. Mentre declamo, e ne ho avuto per un’attimo, con la coda dell’occhio vedo le espressioni dei commensali e della padrona di casa.
Terminata la lettura, dopo un breve silenzio, dalla platea arriva una domanda che salva tutti dall’imbarazzo: ”prendiamo il caffè?”.
E se provassimo tutti, una volta alla settimana o anche solo una volta, prima di mangiare a leggere ad alta voce tutte le etichette del cibo in menù? Una scena da vecchio film americano (tipo La casa nella prateria), tutti zitti e uno legge, invece della preghierina.. O magari farlo quando c’è gente a cena, proprio quella volta che sarebbe bello fare bella figura.. Parafrasando quel grande giullare di Enzo Jannacci, “così, per vedere di nascosto l’effetto che fa.. pa pa para pa pa pa!”
Testo: Paolo Priotti
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