


Qual è il periodo più bello dell’anno? La stagione più emozionante? Ognuno di noi naturalmente porta mille ricordi o sensazioni a suffragio della propria candidatura, ma…
La magia dell’autunno si coglie la mattina presto quando, decisa l’escursione da fare, ci si ritrova, possibilmente in uno dei locali tradizionali delle valli, con i compagni di viaggio; la prima sensazione è quella che ci regala la brezza mattutina, decisamente frizzante, allegra, fresca ma non fredda.
Ecco questo è il primo segno che il rituale mutamento è arrivato, il cielo ha le sue velature e dai camini delle case si alzano pigri i grigio azzurri fumi, la legna nel focolare fa il suo dovere. Bastano questi pochi segni per farci apprezzare l’anticipo d’intimità che l’autunno prepara alacremente per le più fredde giornate invernali.
Ma non è l’ora d’affrettare il passo, qui è ancora tempo di vivere le cose con mitezza, con lo spirito adagiato sulle prime brume che all’alba si alzano dai campi, alcuni già privi dei propri mantelli estivi. E’ con lievi sussurri che questo signor gentile dell’anno ci saluta per poi, via via che il sole inonda le valli della sua benigna luce, farsi sempre più scoppiettante, intenso, luminescente.
Foglie, foglie e ancora foglie, sono loro le destinatarie e procreatrici della tavolozza magica dell’autunno, sono loro che dei tenui fumi mattutini fanno immensi incendi di colori; gialli, aranciati, rossi, vinaccia, marroni, artisti tutti che si cambiano lo smeraldino abito dei mesi passati.
Sui rami inizia il ballo che distende, in poche settimane, una tela immensa nei monti. I boschi ricchi di variopinte variazioni sono di castagno, di faggio, di rovere, di ciliegio, di larice e molti altri suonano la melodia di questo incanto accompagnati spesso dal potente bramito del cervo che in questa stagione degli amori lotta per il primato. La prima neve, che di solito imbianca le vette, aumenta il contrasto tra le variazioni intense dei cieli e quelle dei declivi immensi, è lei che ci regala fragili e stupendi tappeti vermigli.
Insomma sfatiamo i miti, non sono ne la timida primavera, che ci riporta alla vita, ne il solleone estivo che può scaldarci il cuore, benché entrambi ricchi di energie benefiche, ma più di tutti è l’incedere dei passi nell’umido autunno, l’unico ( ma lo sarà veramente o l’inverno gli contende lo scettro?) che ci consola e rivolge ai nostri pensieri sagge, lo auguriamo, riflessioni.
E’ nel suo tepore davanti al camino che amiamo assaporarne i frutti; le mele antiche, le castagne caldarroste, la fetta di polenta, e l’immancabile bicchiere del rosso barbera o dolcetto; e qui, in una merenda sinoira in rifugio, la compagnia degli amici, anche quelli temporanei di viaggio, ci avvolge e riscalda.
Nessuno che sia umano e sentimento può resistere alla magia dell’autunno, a tanta poesia che trabocca e contagia; anche chi nella città convulsa trova un viale alberato ha tempo per ammirarne la dolcezza e farsi incantare lasciando il pensiero fuggire verso la montagna, che da lontano invita a salirne i sentieri.
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