Sebbene la neve possa ancora cadere, a marzo qualcosa inizia a cambiare, perché la primavera è inevitabilmente nell’aria. Lo sente la parte di noi più primordiale, quella legata a doppio filo con la natura; lo dicono i colori di terra e cielo; lo dice la forma delle nuvole. Lo si vede in montagna ma anche nella vicina pianura, quella del Po ancora giovane che tanto frequentemente percorro e che ho modo di osservare. Il cielo d’inverno, con le sue grandi e spesse pennellate di grigio, bianco e qualche tocco di azzurro sfumato, è in armonia con il marrone spento della terra, gelata dalla brina, dove solo ordinate file di cavoli e verze violacee e verdastre resistono, congelando nell’aria il loro caratteristico e persistente odore. Gli alberi spogli, dello stesso colore del suolo, protendono i loro rami verso l’alto quasi a voler grattare via quella cappa di nubi estese e resistenti che disegnano il cielo freddo. Poi arriva la prima neve.
I cieli che nevicano sono bianchi come i fiocchi che lasciano cadere e, per contrasto, ciò che non viene da essi ricoperto appare quasi grigio, se non quasi nero. Ma in tutto questo non c’è nulla che stona, perché la tavolozza di colori della natura è sempre armonica. Ed è proprio l’osservazione dei dettagli di questa tavolozza che ci fa capire che, quasi all’improvviso, a marzo qualcosa inizia a cambiare: cambiano le tonalità del cielo e della terra. Le gazze bianche e nere volano sui rossicci campi arati che si preparano ad accogliere i semi del mais. Il verde tenero del grano che a novembre iniziava timidamente a punteggiare il terreno per poi arrestarsi con il rigore del freddo invernale, ora pennella uniformemente il suolo ed i giovani steli pian piano si allungano, bucando la neve residua che ancora riveste le zone più fredde della pianura. Il marrone quasi grigio dei tronchi assume una tonalità più calda: sono le centinaia di gemme che rivestono i rami a far virare verso nuove e più vive sfumature i colori. Il cielo si accende di tonalità azzurre più brillanti diventando a suo modo più leggero, ornato da nuvole delicate e mutevoli di forma e di colore: ora bianche, ora indaco, ora grigie. E’ proprio questo tipo di cielo il segno più tangibile che la primavera è nell’aria: la magia della transizione ci pone in attesa dell’incipiente miracolo della rinascita della natura che si ripete, nonostante tutto, ogni anno.
Testo di Elena Cischino, immagini di Marco Gattinoni, tutti i diritti sono riservati.
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