Troppo spesso i bambini passano ore rinchiusi in un mondo digitale fatto di videogiochi, televisione e cellulari, con la conseguenza che temono il silenzio più di qualsiasi altra cosa e, sin da piccoli, perdono la capacità di ammirare un paesaggio che non sia virtuale e nel quale non ci sia un concitato e continuo susseguirsi di azioni.
Stare nella natura aiuta loro – ed anche noi grandi – a recuperare il saper osservare e contemplare il bello che ci circonda, a sviluppare l’amore e quindi il rispetto per i nostri luoghi ed in senso lato per il nostro pianeta.
Io penso che camminare con i propri figli sia un inestimabile regalo sia per noi che per loro, e che, in particolare, non esista nulla di più reale e potente della metafora tra la vita e la montagna.
I nostri bambini sono gli adulti di domani, e la montagna è una fantastica scuola in cui i piccoli imparano personalmente che per ottenere certi obiettivi è necessario uno sforzo, un impegno graduale e continuo. Un passo dopo l’altro, allenando la costanza e la pazienza. Attraverso il nostro saper guardare in basso, proponendo attività alla loro portata, gli insegniamo a poco a poco a guardare in alto e dall’alto, a formare una propria visione delle cose da una prospettiva ampia, di larghe vedute. Scriveva Paolo Coelho che “dall’alto della montagna tu puoi vedere come sia grande il mondo e come siano ampi gli orizzonti”.
Chi ha figli ben sa che portare i bambini a camminare richiede innanzitutto tanta pazienza, dosando la propria capacità di rallentare e di attendere insieme al sapersi immedesimare nei più piccoli, inventando espedienti per mantenerne vivo l’interesse e suggerendo giochi con quanto ci circonda.
I bambini però non sono tutti uguali: per alcuni la montagna è un amore a prima vista, per altri è una sorta di penitenza. Perciò per prima cosa occorre conoscere i propri figli, tenendo a mente che mai si deve loro imporre qualcosa, ma solo proporre e invogliare, senza fretta, con calma, rispettandone i tempi, le inclinazioni personali e le esigenze, lasciando da parte pretese che potrebbero solo essere controproducenti.
Infatti, con un avvicinamento graduale, paziente e rispettoso, è molto probabile che anche i nostri bambini si appassionino alla montagna, come noi e forse più di noi. Se invece li obblighiamo a seguirci anzitempo, potremmo ottenere come risposta un rifiuto, se non addirittura un rigetto della montagna.
Dobbiamo rammentare che le aspettative dei bambini sono spesso radicalmente differenti da quelle degli adulti, perché la loro primaria esigenza è una sola: giocare e divertirsi. Ai piccoli non interessa tanto la meta, quanto l’esperienza del momento, perché loro non sono proiettati nel futuro come noi ma vivono il presente con serenità. Rispettando i loro ritmi, la passeggiata o la mini escursione diventano un gioco dove il tempo sembra fermarsi almeno per un po’, anche per noi adulti. Di conseguenza, le prime passeggiate in montagna con i bambini devono essere brevi, assolutamente non faticose, e soprattutto con tante occasioni per giocare. La montagna è un ambiente avventuroso e vario che si presta molto bene a stimolare curiosità. Le forme, gli odori e i rumori che contraddistinguono l’ambiente montano sono una fonte inesauribile di impulsi per la fantasia di ogni bambino.
E così un torrente può trasformarsi in un piccolo cantiere dove costruire dighe con sassi e rametti, oppure in una pista per foglie che galleggiano compiendo vorticose evoluzioni. Guadarlo tenendosi in equilibrio sui sassi o immergere i piedi nelle sue acque fredde una volta arrivati sull’altra riva sono esperienze molto divertenti! Le sponde di un lago alpino diventano terreno di esplorazione alla ricerca di rane, girini o insetti da osservare.
Un prato può trasformarsi in un enorme materasso su cui rotolarsi e farsi conquistare dai profumi e dai colori dei fiori e dal brulicare dei suoni e dei piccoli movimenti degli innumerevoli insetti che vi dimorano. Nella pineta si possono raccogliere le pigne più belle, imparare ad orientarsi con la bussola, osservare le differenti tipologie di muschio e cavalcare i tronchi caduti.
Con i sassi piccoli si costruiscono ometti o piccoli muri, altri ancora diventano piccoli tesori da conservare per la loro forma o colore. E poi si possono osservare gli animali con il binocolo, cercando di avvicinarli per fotografarli.
Infine in inverno si può giocare a palle di neve, costruire pupazzi, scavare buche e scivolare con la slitta o da seduti, camminare con le ciaspole…
Portando i bambini in montagna, non si dovrebbe mai arrivare al limite delle loro possibilità, sia fisiche che psichiche, mantenendo ogni volta un ampio margine di sicurezza per far fronte a eventuali imprevisti. Il buon senso è ciò che deve prevalere, e il genitore deve essere preparato ad affrontare in piena tranquillità l’escursione programmata, compresi tutti gli imprevisti ragionevolmente prevedibili. Infatti, nell’affrontare le difficoltà e i pericoli della montagna – e non solo – i bambini si affidano in modo assoluto e senza riserve ai loro genitori.
Perciò gli adulti devono essere in grado di ripagare una simile fiducia, infondendo la massima calma e sicurezza, sempre e in tutte le situazioni: il bambino deve percepire che tutto è sotto controllo. Se il genitore iniziasse a manifestare dubbi, paure, ansie o tensioni, ad esempio per aver sbagliato strada, o per il sopraggiungere della nebbia o di un temporale, il bambino se ne accorgerebbe immediatamente e la sua sicurezza verrebbe meno, non potendo ancora razionalizzare in modo autonomo i rischi. In taluni casi, potrebbe anche manifestarsi un vero e proprio trauma psicologico.
Allo stesso tempo i bambini vogliono crescere, imitare i grandi e sentirsi autonomi e dunque, ferme restando le primarie esigenze di sicurezza, è senz’altro consigliabile cercare di responsabilizzare i bambini assegnando loro piccoli compiti, facendogli portare il loro zainetto personale, quando possibile fargli guidare il gruppo, permettere loro di scattare fotografie e altro ancora.
E così, passo dopo passo, gli adulti di domani impareranno che la montagna è un’esperienza forte che ti porti dentro perché è cresciuta con te. Constateranno che lei ti mette a confronto con i tuoi limiti, ti fa superare gli indugi e ti insegna a lottare nel giusto modo con te stesso. Capiranno che lei impone i suoi ritmi, le sue stagioni della vita. Perché noi siamo di passaggio. La montagna, no.
E un domani, lassù in cima si renderanno conto che non esiste il tempo, ma solo il ritmo imposto dalla natura, nell’abbraccio sconfinato di una madre.
Testo ed immagini di Elena Cischino, tutti i diritti sono riservati
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