Immaginatevi un bosco, un bosco particolarmente bello, un bosco legato a qualche ricordo che richiama il sorriso sulle labbra, un bosco che vi fa sentire protetti, liberi, tristi o felici, un bosco che vi trasmette calma, gratitudine, meraviglia e calore o più semplicemente l’unico bosco che la vostra immaginazione possa generare. Potrebbe sembrare una stupidaggine, ma dare un valore a quello che in fondo non è altro che un fazzoletto di terra coperto da organismi vari e casualmente combinati non è per nulla scontato, anzi è molto complesso, talmente difficile da non sapere da che parte iniziare. Se ora vi ponessi una semplice domanda, ossia ‘Quanto sareste disposti a spendere per garantire l’esistenza di questo bosco?’ sono abbastanza certo che, al netto delle situazioni finanziarie personali, non ci sarebbero offerte particolarmente generose e la media probabilmente si attesterebbe sul valore di una cena in un ristorante Sushi ‘all-you-can-eat’ di bassa qualità. Questo perché spesso per semplicità si tende ad analizzare una questione non da tutte le possibili angolature, ma solo da quella a noi più congeniale e più semplice da capire. Ma tentiamo invece di andare a fondo della questione. Partiamo da un ragionamento molto pratico e di facile comprensione, consideriamo che una cosa abbia un valore pari ai ricavi della vendita delle sue parti: ossia un valore economico. In questo caso un bosco dovrebbe avere un certo valore in proporzione al legname retraibile dal bosco stesso; un valore che dipende dunque dalla quantità e dalla qualità del legno, dalla specie arboree presenti, dalla facilità di trasporto degli alberi abbattuti e dalla semplicità delle operazioni per l’abbattimento. Ragionando in questo modo si mette quindi in primo piano la capacita del bosco di creare utili come fonte di materie prime. Ma fermarsi qui sarebbe riduttivo. Ci sono delle funzioni che solo una selva ben conservata può espletare. Storicamente sulle nostre Alpi erano presenti (in molti casi i toponimi del luogo lo testimoniano ancora oggi) dei boschi ‘banditi’, chiamati così non perché fossero abitati da bande di fuorilegge dediti a scorribande ma per via dei divieti di taglio del legname che pendevano su di essi. Nonostante le grandi difficoltà in cui si potessero trovare i valligiani, solitamente dovute ad inverni particolarmente rigidi o alla necessità di dover trovare un nuovo trave, ad esempio, per il fienile, quei boschi dovevano esser preservati per proteggere un villaggio, un alpeggio, un sentiero od un ponte da valanghe, frane e cadute di massi. In questo caso si parla di valore di protezione difficilmente esercitabile da opere umane senza grandi investimenti. Ma non possiamo pensare che sia tutto qui. Bisogna a questo punto parlare del valore paesaggistico, ossia del probabile motivo principale per il quale la maggior parte di noi ‘furestè’ delle valli (come probabilmente siamo definiti dallo zoccolo duro dei valligiani) si è avvicinato a questi magnifici ambienti. Questo valore è talmente importante che è tutelato addirittura dalla legislazione italiana; nel Codice dei beni culturali e paesaggistici (d.lgs. 42/2004) si parla infatti di ‘territori coperti da boschi e foreste’ da valorizzare e tutelare per preservare ‘quegli aspetti e caratteri che costituiscono rappresentazione materiale e visibile dell’identità nazionale, in quanto espressione di valori culturali’. Si fa riferimento in questo caso ai sentimenti suscitati nel visitatore da una passeggiata in un maestoso lariceto, da un pomeriggio passato all’ombra di un Pino cembro consumato dal tempo o
dall’abbraccio alla corteccia tesa di un Faggio secolare. Questo valore è difficilmente monetizzabile perché fa riferimento a qualcosa che spesso viene considerato scontato ma non si può acquistare. Ma ci possiamo spingere ancora oltre, c’è dell’altro. C’è il valore ecologico di un bosco; non credo si faccia fatica a capire che cosa significhi. Il valore ecologico, naturalmente, non è uguale per ogni bosco, ma dipende principalmente dalla complessità delle relazioni fra i milioni di organismi che lo abitano e lo compongono, dal grado di conservazione, dalla naturalità del luogo e dalla capacità di conservarsi e reagire ad un fattore di disturbo, ossia dalla sua resilienza. Da questo punto di vista, un bosco non ha un valore definito, perché queste caratteristiche non possono essere ricreate come surrogato dall’uomo in un arco temporale breve (e per breve intendiamo all’incirca una vita umana) e sono quindi inestimabili. Da questo punto di vista, un bosco è un ambiente singolare pullulante di vita, nel quale si sviluppa una rete di rapporti trofici e coevolutivi di una perfezione quasi commovente: come se non fosse altro che un macrorganismo nel quale tutti gli organi concorrono alla sopravvivenza e al corretto funzionamento. Non esiste quindi un modo certo e risolutivo per definire il valore di un bosco considerando tutti questi punti di vista, la questione si può guardare da molte diverse angolature, ciascuna fondamentale per avere un quadro generale del problema: sta all’osservatore saper cogliere quale di questi aspetti sia il prevalente, situazione per situazione. Nel caso si parli di un bosco planiziale di noce, magari artificiale, il valore prevalente sarà sicuramente quello economico, ma se invece facciamo riferimento ad un bosco vetusto (si chiamano così i boschi nei quali l’intervento dell’uomo è stato talmente marginale che possono essere considerati boschi primari ossia che mantengono il massimo grado di biodiversità) dell’arco alpino come, ad esempio, il bosco dell’Alevè, allora il valore ecologico sarà il prevalente. E tutto ciò potrebbe valere anche per un prato, un pascolo, un torrente, un lago, la cima di una montagna o qualsiasi altro ambiente. La prossima volta che entrerete in un bosco quindi, cercate di valutare quanto sia importante quel luogo, provate ad indagare sulla sua funzione principale utilizzando gli indizi che si possono trovare durante una passeggiata e chiedetevi quale possa essere il suo reale valore, ma soprattutto non datelo per scontato: siete in un luogo unico ed irripetibile.
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