Ricondurre cinquecento anni di storia Valdese in poche righe è impresa ardua e per certi aspetti irriverente per un un popolo che ha fatto di questa fede un elemento di distinguo e di ispirazione nel quotidiano. Cercheremo nonostante queste premesse di darvi un’idea di cosa sia il valdismo e su quali basi poggi la sua identità. Tutto incomincia in pieno medioevo alla fine del XII secolo quando Pietro Valdo un ricco mercante di Lione vende tutti i suoi beni per regalarne il ricavato ai poveri, precedendo così di qualche tempo colui che diverrà, il Santo patrono d’Italia. Già proprio lui San Francesco d’Assisi. Le affinità tra i due non terminano qui. In questa sede accontentiamoci di dire che esattamente come avvenne per il santo nostrano, Valdo predicava un ritorno alle origini della chiesa e alla conseguente povertà. Sappiamo come in un primo momento il soglio pontificio tollerò, del resto Valdo voleva apportare dei cambiamenti all’interno della chiesa cattolica non avviare uno scisma, per poi osteggiare e in fine perseguitare i seguaci di quelle che all’epoca vennero definite senza indugio eresie. Nel giro di pochi anni il pensiero di Valdo, di per se semplice al punto da far breccia anche tra i semplici contadini, fece proseliti allargandosi a macchia d’olio sino a valicare le Alpi e giungere nelle nostre vallate. La forza del movimento derivava dalla semplicità di approccio alla gente comune. I ministri itineranti viaggiavano a coppie spiegando e leggendo passi della bibbia non nel cupo e imperscrutabile latino ma in una lingua che i villici erano in gradi di comprendere. Si gridò, come era lecito attendersi all’eresia; la parola di Dio non più divulgata nella lingua di S. Paolo ma nella volgarissima langue d’oil.
Abbiamo detto che la reazione della Chiesa romana inizialmente fu quasi di attesa per andare via via irrigidendosi sino ad arrivare alla lotta senza quartiere del post riforma. Nel 1530 i Valdesi presenti in Italia, impossibilitati nell’apportare modifiche ad una gestione della chiesa sempre più improntata alla mondanità anziché alla spiritualità aderiscono alla riforma Luterana abbracciando così il credo protestante. Di per sé le differenze dal punto di vista teologico si riducono ad una manciata di punti: Gesù è l’unico intermediario tra Dio e gli uomini, da qui il non rivolgersi a Santi ne alla Madonna durante le proprie preghiere (attenzione Maria viene comunque riconosciuta come la madre di Gesù, così come i santi persone dabbene) negazione del purgatorio, vengono riconosciuti solo due sacramenti, ossia quelli ordinati da Gesù: Battesimo e Santa cena. Ma ciò fu più che sufficiente per scatenare la reazione della chiesa romana, non che prima fosse stata molto più accomodante, ma ora la posta in gioco era decisamente più importante, per la prima volta dalla caduta dell’impero romano uno zona geografica appartenente per cultura, lingua all’area di influenza romana si professava non cattolica. Il movimento fondato da Valdo portava con se idee che andavano oltre il semplice credo religioso. Si faceva un gran parlare di libertà, del rifiuto al giuramento e quindi di sudditanza, tutti elementi che una società ancora improntata sul feudalesimo non poteva accettare. Non è un caso che i vari papi che si succedettero trovarono man forte tra principi e dignitari spaventati dal perdere il proprio potere sulla popolazione. I tribunali dell’inquisizione…scusate.. dimenticavo di anteporre la parola Santa davanti a inquisizione, ebbero in questo periodo il momento di massimo fulgore. Chi si professava valdese, ma non solo, pensiamo ai processi per stregoneria, venivano perseguitati e torturati secondo i sistemi più in voga del momento. Si andava così dal rogo all’impalatura il tutto sempre in nome della difesa della vera e unica religione. Come siano sopravvissuti a tutto ciò i valdesi ha dello straordinario. Intere vallate nel Piemonte occidentale vennero messe a ferro e fuoco dal regnante di turno, francese o savoiardo che fosse, desideroso di ingraziarsi i favori del Papa. La storia del Popolo chiesa
così come ama definirlo il pastore Tourn è un susseguirsi di prevaricazioni nei loro confronti alternate da pagine di puro eroismo. Il glorioso Rimpatrio ne è un esempio. Siamo nel 1689 quando un gruppo di circa mille valdesi, da oramai più di due anni in esilio in svizzera a seguito di un editto ducale sabaudo che intimava ai propri sudditi di non fede cattolica di abbandonare, pena il carcere, le valli, decidono di far ritorno. Il ritorno ha qualcosa di epico. Comandati dal pastore Henry Arnaud, i valdesi raggiungono a tappe forzate le loro amate valli Pellice e Germanasca scontrandosi a più riprese con truppe francesi e piemontesi. Nonostante la buona riuscita dell’operazione le prevaricazioni, così come l’ostinazione a non cedere da parte dei seguaci di Valdo, dureranno sino al 1848 quando finalmente Re Carlo Alberto concederà loro libertà civili e politiche, il credo è tollerato, per il pieno riconoscimento religioso di questi bisognerà aspettare addirittura il 1984. Oggi possiamo tranquillamente affermare, senza paura di smentita che le due comunità quella cattolica e quella valdese vivono un perfetta convivenza. La chiesa si è da sempre caratterizzata per scelte coraggiose e all’avanguardia, una su tutte la figura del Pastore (il corrispettivo del Prete per i cattolici) inoltre può sposarsi e avere una famiglia oltre a non essere una figura esclusivamente maschile. Per onor di cronaca i Valdesi in Italia sono circa 20.000 stanziati prevalentemente in Val Pellice e Germanasca. Altrettanti in giro per il mondo principalmente in Germania, Svizzera, Paraguay e Argentina.
Consigli per la lettura
G. Tourn I Valdesi, La singolare vicenda di un popolo chiesa Claudiana, Torino
Arnaud Il Glorioso rimpatrio Ed.
Peyronel, M. Fratin 1561 I valdesi tra resistenza e sterminio, In Piemonte e in Calabria, Claudiana, Torino
Bouchard, P. Landi, Bibbia e libertà – Otto secoli di storia valdese, Claudiana, Torino.
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